Un racconto emozionante di come Stefano Amadio, infermiere di emergenza e socio, SIIET abbia guidato un marito disperato a salvare la vita della moglie.
È una notte come tante altre nella centrale operativa 118 di Piceno Soccorso quando arriva l'ennesima chiamata straziante. Al telefono, un marito disperato, al fianco dei suoi piccoli figli impauriti, assiste impotente alla scena della moglie esanime sul pavimento. È in questo momento critico che entra in scena un infermiere della centrale operativa 118 Piceno Soccorso, non solo professionista ma anche padre e marito, che comprende il peso della situazione.
La stanchezza di un turno lungo e faticoso svanisce di fronte all'urgenza di salvare una vita. Questo infermiere, attraverso il filo del telefono guida il marito su come eseguire la rianimazione cardiopolmonare, impartendo istruzioni precise e rassicuranti. In un momento dove ogni secondo conta, la sua esperienza e professionalità diventano la speranza di una famiglia terrorizzata.
La capacità di creare un legame emotivo e di fiducia attraverso una semplice chiamata evidenzia l'importanza cruciale del ruolo degli infermieri di emergenza ed in particolare di coloro che lavorano in centrale operativa 118. Ruolo che spesso viene sottovalutato dalla società e dalla comunità professionale.
Questa storia sottolinea la difficoltà e la complessità del loro lavoro, che va ben oltre la mera assistenza telefonica.
Grazie all'intervento tempestivo e all'abilità dell'infermiere che ha saputo gestire la situazione con empatia e competenza, l'equipaggio arrivato sul target ha potuto proseguire le manovre rianimatorie fino all'ottenimento del ROSC.
Questo episodio è un promemoria potente dell'importanza vitale degli operatori sanitari di emergenza, che quotidianamente salvano vite spesso rimanendo nell'ombra.
Questa esperienza ricorda a tutti noi il valore dell'empatia, della calma e della preparazione in situazioni di vita o di morte.
Mentre il giovane marito ha trovato nel suo interlocutore un salvatore, la società deve riconoscere e valorizzare il lavoro critico svolto dagli infermieri di emergenza.
Visioni miope e ignoranti li hanno definiti "centralinisti", invece sono grandi professionisti con competenze avanzate e che lavorano instancabilmente dietro le quinte, pronti a rispondere alla chiamata di aiuto in qualsiasi momento.
La storia di quella notte è un tributo a tutti gli infermieri di emergenza, che con dedizione e professionalità fanno la differenza nella vita delle persone ogni giorno. È un richiamo alla società per riconoscere e apprezzare questi professionisti invisibili, il cui lavoro è fondamentale per il benessere della nostra comunità.
Ci affidiamo alle parole di Stefano, che di seguito vi riportiamo:
Quando percepisci che dall' altra parte del telefono c'è un marito disperato di una giovane madre che ha bisogno di due mani sul petto per poter sperare, la stanchezza di fine turno di una nottata movimentata come le altre si fa da parte non solo per il ruolo istituzionale che compriamo ma perché le emozioni e la disperazione di quell'uomo davanti ai suoi piccoletti impauriti di vedere la propria mamma esanime a terra te la fanno vivere di prima persona perché padre e marito sono anch'io.
E quindi devi essere bravo nell' immediato istante di far agire subito e nello stesso tempo creare quel filo sottilissimo di contatto emotivo e di fiducia che è fondamentale per la riuscita dell'intervento facendo da parte emozioni e motivando il caregiver ad essere lui il primo soccorritore davanti ai piccoletti tranquillizzandoli che la mamma era un po' stanca e doveva riposare e nn di più. Ruolo difficile il nostro, dove ancora la nostra società stenta a conoscere il nostro lavoro, pensano in genere a riattaccarti il telefono in faccia pensandoti un automa non professionista, un semplice centralinista. Il giovane marito aveva capito in me che potevo aiutarlo a salvare la moglie e voleva che l aiutassi a mettere bene due mani al centro del petto e iniziare il massaggio senza perdere tempo perché l esperienza e la prossionalità mi ha fatto capire dall' intervista che nn era un semplice malore ma c era da fare molto di più.
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